La confessione di un figlio del secolo
Le esaltazioni e le delusioni, gli slanci e le malinconie: quello che si cela dietro le vicende narrate da Alfred de Musset è lo stato d'animo, anzi la malattia di un intero secolo, come l'autore stesso avverte nelle prime pagine del romanzo. È nella speranza di recare cura e conforto ai molti altri affetti dalla stessa malattia - l'assenza di ogni valore morale, l'incapacità di evitare che la libertà si deteriori e si trasformi in libertinaggio - che il giovane protagonista narra la storia degli ultimi tre anni della sua vita, durante i quali ha di volta in volta affidato la propria felicità a donne che lo hanno indifferentemente amato e ingannato, all'alcol e a ogni genere di dissipazione, e al desiderio di redenzione accompagnato dall'amara constatazione che i suoi mali sono gli stessi di tutta un'epoca. In questo che è unanimemente considerato il suo capolavoro, Alfred de Musset mostra tutta la sua capacità di abbinare l'eleganza classica del suo stile alla forza sentimentale del romanticismo di cui a ragione è considerato uno degli esponenti più significativi. E le confessioni che sotto le spoglie del protagonista rende a noi lettori, potrebbero benissimo essere quelle del giovane "figlio" di ogni secolo, compreso il nostro.
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Fabiana@versidipinti