Hiroko Oyamada

Asa's husband is transferring jobs, and his new office is located near his family's home in the countryside. During an exceptionally hot summer, the young married couple move in, and Asa does her best to quickly adjust to their new rural lives, to their remoteness, to the constant presence of her in-laws and the incessant buzz of cicadas. While her husband is consumed with his job, Asa is left to explore her surroundings on her own: she makes trips to the supermarket, halfheartedly looks for work, and tries to find interesting ways of killing time. One day, while running an errand for her mother-in-law, she comes across a strange creature, follows it to the embankment of a river, and ends up falling into a hole--a hole that seems to have been made specifically for her. This is the first in a series of bizarre experiences that drive Asa deeper into the mysteries of this rural landscape filled with eccentric characters and unidentifiable creatures, leading her to question her role in this world, and eventually, her sanity.

The Hole

The English-language debut of Hiroko Oyamada--one of the most powerfully strange young voices in Japan

The Factory

From the acclaimed author of The Hole and The Factory, a thrilling and mysterious work that explores fertility, masculinity, and marriage in contemporary Japan

In three interconnected scenes, Hiroko Oyamada revisits the same set of characters at different junctures in their lives. In the back room of a pet store full of rare and exotic fish, old friends discuss dried shrimp and a strange new relationship. A couple who recently moved into a rustic home in the mountains discovers an unsettling solution to their weasel infestation. And a dinner party during a blizzard leads to a night in a room filled with aquariums and unpleasant dreams. Like Oyamada’s previous novels, “Weasels in the Attic” sets its sights on the overlooked aspects of contemporary Japanese society, and does so with a surreal sensibility that is entirely her own.

Weasels in the Attic

Ogród

Agujero

La fabbrica

Il frastuono delle cicale copre ogni altro rumore quando Asa si avventura lungo la sponda del fiume che costeggia la casa di Tomiko, sua suocera. In lontananza, si odono le grida allegre di un bambino, qua e là vecchie riviste e lattine vuote si confondono nel verde cupo della vegetazione. Asa si è svegliata poco prima delle sei, ha preparato la colazione e il bentō, il cestino del pranzo, per Muneaki, suo marito, lo ha salutato, è andata a fare la spesa, si è dedicata alle pulizie e nel pomeriggio è uscita per sbrigare una commissione per conto di Tomiko. Dal giorno in cui suo marito è stato spedito per lavoro in quella sperduta area di provincia di cui è originario, e lei lo ha seguito rinunciando alla sua misera retribuzione di lavoratrice a contratto, questa è la sua nuova vita. L’aria è greve e soffocante e l’acqua scura del fiume brilla davanti ai suoi occhi. Asa solleva lo sguardo e, a qualche metro di distanza, scorge un animale nero. Il dorso è grosso e massiccio, le zampe pelose e robuste, la coda lunga un po’ ricurva, il corpo interamente ricoperto da una folta e ispida pelliccia. Un cane? Una donnola? Un cinghiale? In realtà, sembra una creatura non appartenente ad alcuna specie conosciuta. Una creatura, inoltre, abituata alla presenza umana, dato che procede tranquillamente senza curarsi di essere seguita. Quando la sua coda nera si infila sinuosa in un cespuglio, Asa affretta il passo per scoprire con sgomento che sotto i suoi piedi non c’è piú nulla. Un balzo, e si ritrova caduta in una buca profonda, dritta e in piedi, senza perdere l’equilibrio... Cosí, in un paesaggio pieno di personaggi eccentrici e creature non identificabili, ha inizio la prima di una serie di esperienze stranianti per Asa, giovane donna giapponese del nuovo millennio, alla ricerca del suo ruolo nel mondo. Romanzo vincitore del Premio Akutagawa, il piú importante premio letterario giapponese ottenuto in passato da Mieko Kawakami e Kenzaburō Ōe, La buca fa parte a pieno titolo della «nuova epoca d’oro della letteratura giapponese» in cui, secondo il Japan Times, «la letteratura si è fatta piú delicata, piú diretta, non piú appannaggio dell’élite che ha frequentato l’Università di Tokyo. Abbraccia piú donne, minoranze e voci meno privilegiate. Genera opere di valore sociale e di profonda rivisitazione della vita moderna». «Ci vuole una scrittrice di grande talento per plasmare il banale quotidiano in arte, per costruire un mondo intero intorno a una metafora. Oyamada ha il perfetto controllo del suo dono». The Japan Times «Una piacevole vertigine. Oggetti che spuntano all’improvviso tra le mani dei personaggi. Volti che appaiono ora vividi ora grotteschi. Niente è stabilito: tutto in questo libro potrebbe essere un’allucinazione». The New York Times Book Review «Sottili dinamiche familiari e un immaginario eccentrico portano questa storia di irrequietezza e inquietudine verso vette memorabili». Kirkus Reviews «Inquietante, ma al tempo stesso pieno di significato e bellezza». The New Republic

La buca

Careless

From the award-winning author of Weasels in the Attic, a modern fable about the world of work Beyond the town, there is the factory. Beyond the factory, there is nothing. Within the sprawling industrial complex, three new employees are each assigned a department. There, each must focuses on a specific task: one shreds paper, one proofreads documents, and another studies the moss growing all over the expansive grounds. As they grow accustomed to the routine and co-workers, their lives become governed by their work--days take on a strange logic and momentum, and little by little, the margins of reality seem to be dissolving: Where does the factory end and the rest of the world begin? What's going on with the strange animals here? And after a while--it could be weeks or years--the three workers struggle to answer the most basic question: What am I doing here? With hints of Kafka and Beckett and unexpected moments of creeping humour, The Factory is a vivid, and sometimes surreal, portrait of the absurdity and meaninglessness of the modern workplace.

Hiroko Oyamada

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