La leggenda del morto contento
«Secondo me, Vitali sorpassa con la sua levità Guareschi.» «Il suo è puro gioco narrativo con momenti di alto virtuosismo.» Antonio D'Orrico, «La lettura – Corriere della Sera» «Un grande narratore che, come Piero Chiara e Mario Soldati, sa raccontare la profondità della superficie.» Bruno Quaranta, «Tuttolibri» «La forza delle storie di Andrea Vitali nasce da una innata capacità di ascolto delle vicende della gente comune che egli trasforma in prodigiosa azione romanzesca.» Fulvio Panzeri, «Avvenire» È il 25 luglio 1843, una mattina d’estate senza una nube e una luce che ammazza tutti i colori. Due giovani in cerca d’avventura salpano su una barchetta con tre vele latine. Dal molo di Bellano, li segue lo sguardo preoccupato del sarto Lepido: non è giornata, sta per alzarsi il vento. L’imbarcazione è presto al largo, in un attimo lo scafo si rovescia. Un’imprudenza. Una disgrazia. Ma la tragedia crea un problema. A riva viene riportato il corpo dell’irrequieto Francesco, figlio di Giangenesio Gorgia, ricco e potente mercante del paese. Il disperso è Emilio Spanzen, figlio di un ingegnere che sta progettando la ferrovia che congiungerà Milano alla Valtellina. Due famiglie importanti. Bisogna a tutti i costi trovare un colpevole. Per la prima volta, Andrea Vitali risale il corso del tempo, verso l’Ottocento, per raccontare un altro squarcio della sua Bellano. Ritroviamo così l’eco della dominazione austriaca, con i notabili e i poveracci, gli scapestrati e le bisbetiche, le autorità e gli ubriaconi. Tra lacrime e sorrisi, La leggenda del morto contento racconta una storia di padri e di figli, di colpevoli e di innocenti, di giustizia e di malagiustizia: ottocentesca, ma solo in apparenza.