S. Prina

Fyodor Dostoevsky

La cronaca di Pietroburgo

Le notti bianche

dani ꩜

Greta Vercellino

Alex 

Powerless spectator of others' fulfillment.

Simone Felisati

Silvia Lucchini

Devo dire una piacevole scoperta.
Una cascata di pensieri , sentimenti ed emozioni.

A 'Le notti bianche' do 5 stelle, invece la parte realativa alle Cronache di Pietroburgo risulta un po' più noiosetta.

Passeggiando solitario lungo il fiume in una notte bianca, l’eroe del racconto – un tipico “sognatore romantico” che trascorre i suoi giorni immerso nella dimensione del sogno – incontra una ragazza che risveglia in lui il sentimento dell’amore. Coraggiosamente decide di fuggire dal regno dei sogni e delle fantasticherie e di aprirsi alla vita.
Ma quando la ragazza gli rivela di amare un altro, la sua speranza svanisce, annullata dalla vendetta del destino, ricacciata nella dimensione del sogno, a un tempo capace di dare felicità e sofferenza. Un regno delle illusioni che è anche metaforicamente simbolo del male.

Alessandro Fusco

Martina

Una storia d'amore inconvenzionale, struggente. L'attesa di un incontro inaspettato.

gio☕

Quale magico sogno ho fatto per ventiquattr’ore!
In quale beatitudine mi sono immersa per una giornata!
Perché sono tornata a Pietroburgo, alla mia amata Pietroburgo.
E ci ho fatto ritorno con un nuovo bagaglio, la stessa valigia in pelle logora, sì, ma piena di nuovo amore, di speranze e aspettative, piena della meraviglia di cui mi sono riempita gli occhi attraverso le pagine dei libri.
Ho fatto ritorno a Pietroburgo come se mancassero pochi giorni al Natale, la neve cadesse fitta, ma delicata, e tingesse di bianco la città intera. Sono tornata nella città degli amori impossibili, degli amori tormentati che non conoscono lieto fine; sono tornata nella città delle famiglie lacerate dal dolore del tradimento, dall’incertezza del futuro, dal timore dell’incostanza.
E ci sono tornata in treno, sull’ennesimo treno che prendo nella mia vita, ho occupato un vagone, lo stesso di sempre, che non ho intenzione di lasciare, ho aperto un libro e, semplicemente seduta su un sedile, ho viaggiato.

Io ho sognato. Per questa breve lettura, che ho amato, ho sognato. Ho chiuso gli occhi e sono evasa dalla prigione che è la realtà. Ed è stato un grande sogno - o forse sono i miei stessi sogni che sono venuti da me, davanti ai miei occhi, vivi, reali? -, uno di quei sogni che avrei voluto continuare a sognare per non smettere mai. E mi sono sentita cullata, come abbracciata dalle braccia materne calde e sicure, cullata e fatta addormentare tra mille baci e carezze. Mi sono sentita tornare piccola, mi sono sentita rimpicciolire sotto il leggero peso di quest’amore delle notti bianche.

L’anima mi si è alleggerita.
Il peso di queste giornate si è alleviato, forse sparito perfino per qualche momento.
Il cuore è traboccato di tutto l’amore che io sia in grado di provare.
Gli occhi, già pieni della meraviglia di questo mondo, si sono emozionati per la grandezza di questo piccolo libro.
E grazie, Dostoevskij, per essere uno di quei grandi scrittori che mi fanno stare bene.

Per me è stato un libro introspettivo. Il protagonista, il sognatore, non è conosciuto da nessuno, ma lui, al contrario, conosce tutti. Il sognatore mi ha fatto pensare a Leopardi nel suo "Passero Solitario", perché, anche lui, vorrebbe vivere sul serio, ma è come se non ne fosse capace, confinato nella sua immaginazione, solo. Con Naten'ka capisce che la vita, in realtà, può essere vissuta, e si dispiace e pente di non esserci riuscito prima. Proprio questo mi richiama alla memoria la figura di Leopardi, il quale dice che, in punto di morte, l'essere stato solo, sarà un rimorso.

Le notti bianche La cronaca di Pietroburgo

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