Sacro minore
Il sacro quotidiano, minuscolo, persino minimo. Il sacro dei nostri corpi che si incrociano, e si incastrano, e si allontanano, quaggiú sulla terra. «La poesia di Arminio nasce tutta nel "qui" dei corpi e della geografia. In questo libro la sua scrittura commossa e spaventata evoca un possibile altrove che, riuscendo impossibile, viene tirato giú in un realissimo "qui", costretto a svelarsi e adattarsi nelle pieghe di queste nitide immagini avvolte da un'umile bellezza. Sacro è per definizione ciò che ha importanza suprema per un suo misterioso legame con il trascendente. Non potendo vedere ciò che non esiste, Arminio ha costruito con Sacro minore un calibrato e assai originale breviario poetico con l'intento struggente di affermare il sacro unicamente con quello che c'è intorno a noi: un filo d'erba, una lumaca, una radiografia. Cosí dicendoci che non solo è possibile ripensare il sacro, ma anche imparare a pregare nuovamente. Perché per Arminio la poesia è anzitutto questo: pregare». Andrea Di Consoli «Sacro era mio padre | che non amava andarsene a dormire, | gli era caro il sonno sul tavolino», scrive Franco Arminio. «Sacri i negozi | che vendevano | le stoffe, gli ombrelli e la varechina. | C'era un sole preciso | alle undici del mattino», e ancora: «Sacro è che non sei morto stamattina». Sacra è la vita, insomma, nella sua dimensione biologica ineludibile, nel miracolo della sua persistenza, e nella minuzia degli sguardi, dei paesaggi, degli incontri quotidiani, che la riempiono, che la rendono viva, appunto. Arminio fotografa con i suoi versi, con la felicità compiuta della forma breve, qualcosa che tutti noi riconosciamo, un dettaglio che sprigiona un sentimento, il ricordo di un'atmosfera che ha a che fare con l'infanzia, o con un mondo perduto che trattiene comunque una traccia di sacro. Perché la forza di questo poeta è quella di catturare, nell'apparente banalità di ciò che abbiamo intorno, la meraviglia dell'esistere, la sua sotterranea poesia. Le parole di Arminio sono cura, sollievo, ristoro, come una coperta per chi ha freddo, un bicchiere d'acqua per chi ha sete.