Tamsyn Muir

Gideon. La nona

Cristina Cicivelli 

Gideon La Nona, primo capitolo della trilogia The Locked Tomb di Tamsyn Muir edito da Mondadori, è senza ombra di dubbio il libro di fantascienza più anticonvenzionale che mi sia mai capito di leggere.
Ambientato in un mondo di necromanti e creature mostruose fatte di ossa, il libro segue le avventure di Gideon, orfana che si trova controvoglia ad assumere il ruolo di paladina dell’erede della Nona Casa, Harrowhark Nonagesimus, e ad accompagnarla in una missione che potrebbe definire il futuro di un luogo che per Gideon rappresenta tanto una prigione quanto la sola casa che abbia mai conosciuto.

Nonostante l’idea di base sia davvero interessante, la trama ci mette un po’ a trovare il ritmo giusto, diventando pian piano sempre più intrigante col procedere della storia, fino a raggiungere l’apice nella parte finale del libro: attraverso la graduale risoluzione delle varie sotto-trame e l’aiuto di brillanti rivelazioni e plot twist geniali, interrompere la lettura risulta letteralmente impossibile.

Uno dei punti di forza di Gideon La Nona è sicuramente il world-building. Tamsyn Muir è riuscita a creare qualcosa di innegabilmente originale, declinando il concetto di necromanzia in una maniera tale da dar vita a un sistema magico fresco e innovativo: ognuno delle Case presenti nel libro è infatti in grado di utilizzare il potere della morte in maniera specifica, andando dalla capacità di creare veri a propri soldati fatti di ossa a quella di sfruttare i vivi come banali fonti di energia. Ci sono ovviamente ancora molte domande lasciate in sospeso sul mondo in cui si svolge la storia di Gideon, ma gli indizi che sono stati rivelati in questo primo libro lasciano intravedere qualcosa di magnificamente geniale.

Gideon La Nona è certamente un libro piacevole da leggere, anche per via del suo stile leggero e senza troppi fronzoli, esplicito quanto il necessario (proprio come Gideon stessa), ma mi tocca ammettere che la *scintilla* non è scattata. 
Ciò che più mi ha conquistata e che in qualche modo ha salvato il libro ai miei occhi sono stati i personaggi, in particolare le due protagoniste, Harrow e Gideon, con una menzione speciale a Palamedus Sextus (che, per citare qualcuno con ottimi gusti [aka Captain Nelyafinwee], potrebbe usarmi per i suoi esperimenti necromantici in qualunque momento, e io lo ringrazierei anche).

Gideon è un personaggio che non rientra in nessun canone: unica, frizzante e senza peli sulla lingua, è una spadaccina e una guerriera (o almeno ci prova, e già questo è ammirevole, vista e considerata la situazione in cui si trova), ma anche una donna che non paura di affezionarsi a chi le mostra gentilezza e le riserva qualche attenzione. È rumorosa, amorevole, una presenza in grado di occupare una stanza intera anche quando costretta al silenzio.

Harrow, invece, sembra esserne il totale apposto: riservata e determinata, pare quasi che nulla e nessuno possa distoglierla dal raggiungere il suo obbiettivo, moralmente ammirevole ma incredibilmente arduo da ottenere, e riuscire a scogliere metaforicamente quella maschera di pitture che porta sul volto. Ma basta guardarla attentamente, sbirciare tra le collane di ossa e gli abiti di un tessuto nero come la notte, per vedere come la sua sia un’anima buona, protettiva, soprattutto nei confronti di Gideon.

E proprio il loro rapporto che le lega è la punta di diamante di tutto il libro: sono, nello stesso tempo, tanto l’unica amica quanto l’unica nemica che l’altra abbia mai avuto, e riescono perciò a completarsi in una maniera quasi perfetta. Dietro quell’odio che sembra circondarle, dietro quel desiderio di ferirsi e stuzzicarci, c’è infatti una piena consapevolezza di quanto le loro vite sarebbero vuote senza l’altra, di quanto i loro destini siano profondamente incrociati. Ancora una volta, la Muir riesce a innovare un altro tropo visto e rivisto nella letteratura fantasy, quello della enemies to lovers, creando una relazione dolce e straziante al punto giusto (e non nego che mi abbia fatto urlare, più di una volta).

Pur con qualche incertezza, sono abbastanza sicura di continuare la serie e non vedo proprio l’ora di sapere come andrà avanti la storia. Spero che la traduzione del secondo volume arrivi presto, visto mi mancano già tantissimo le mie figlie.

Detto questo, non posso che consigliare Gideon La Nona agli amanti dei romanzi di fantascienza che cercano un libro diverso dal solito, con una protagonista che sa essere sempre sé stessa, senza alcuna riserva o limitazione. Solo una cosa è certa: è possibile non amare il libro, ma è impossibile non amare Gideon!

[ Disclaimer: mi è stata gentilmente inviata una copia in anteprima dalla casa editrice, ma ciò non ha influenzato in alcun modo il mio giudizio sul libro. Ringrazio la Mondadori per la disponibilità. ]

Gideon. La nona

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