Cervelli che contano
Vallortigara e Panciera ci illustrano la differenza tra le due modalità, «continua» e «discreta», che caratterizzano «il senso del numero»: tra una computazione approssimativa (condivisa da tutti gli animali) e una più precisa e arbitraria (presente quasi solo nell’uomo). E dopo aver dispiegato prove sperimentali su un ventaglio sorprendente di specie – come i pulcini, che compiono operazioni aritmetiche «naturalmente e automaticamente» –, risalgono al passaggio evolutivo che ha portato il Sapiens all’elaborazione dei numeri astratti e a quel «salto simbolico» utile in principio per gestire lo scambio e il commercio e asceso via via alle vertiginose complessità formali e concettuali della matematica teorica.