L'Avventuroso Simplicissimus
Il romanzo L’avventuroso Simplicissimus tedesco (1668), noto più comunemente come il Simplicissimus, è opera di Hans Johann Christoffel von Grimmelshausen (1621-1676). Considerato uno dei capolavori della letteratura tedesca, è senza dubbio quello che ha raccontato, per la prima volta, la guerra come luogo antieroico, occasione di violenza, crudeltà e nefandezze d’ogni tipo, dove l’uomo dà il peggio di sé. Per rappresentare la guerra dei Trent’Anni (1618-1648) quale mostro crudele e terribile, Grimmelshausen ricorse a una raffinata narrazione in prima persona del protagonista, nato durante la guerra e chiamato, da ragazzo, Simplicius Simplicissimus per la sua disarmante ingenuità. Divenuto scettico nel corso della lunga guerra, Simplicius scrive in età matura la propria vita da una prospettiva critica. Tra ciò che esperisce l’ingenuo Io narrato e il racconto che ne fa lo scettico Io narrante, Grimmelshausen riesce, sui diversi piani cognitivi del protagonista, a narrare in forma utile e divertente, com’è scritto sul frontespizio, la complessità della guerra, suscitando l’interesse del lettore e mantenendone viva la curiosità. L’autore ricorre a ironia, scherno e satira, mescolando e alternando tragedia e farsa, travestimento e teatralità, erotismo e scatologia, idillio e utopia, violenza e lutto, con punte di sublime divertimento. Egli vanifica così le illusioni di coloro che prendono la guerra come occasione di eroismo, di avanzamento sociale, di affermazione della propria fede o di difesa dell’ordine costituito, diviso in classi e caste e legittimato da dio. (tratto dalla prefazione al testo di Italo Michele Battafarano)