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Sentiva la tristezza montare in lei, un’onda dopo l’altra, ma si diceva severamente, con un tono che conosceva bene, il tono di Max, che non doveva fare la stupida né commiserarsi -doveva darsi un contegno. E in una situazione simile era davvero il colmo che le venisse in aiuto uno dei precetti Max contro gli eccessi dell'emotività femminile. Datti un contegno, cara, sei n un posto pubblico, vuoi dare spettacolo? Sì, era proprio questo che la sconvolgeva, l’idea di dare spettacolo. Come se ci fosse una cornice intorno alla figura piangente seduta al tavolino, una cupa cornice nera con sotto il titolo: «Melanconia».

«Cosa stai affilando?». Nessuna risposta. Per un attimo, Stella pensò di correre alla porta. In fondo lo conosceva così poco. Nella serra sapeva chi aveva davanti, nella serra si era sentita sicura che qualsiasi cosa fosse accaduta in futuro, qualsiasi cosa lui avesse fatto, sarebbe stato sempre Edgar. Ma quello che aveva davanti non era lui. Era un altro. A meno che l'uomo del giardino non se lo fosse inventato lei a misura dei propri bisogni. «Cosa stai affilando?». «Un coltello». Un coltello con cui tagliarle la testa. «E perché, scusa?».