I Rifugiati
«In un paese dove i beni di proprietà erano lunica cosa che contasse, non avevamo niente che ci appartenesse, a parte le storie». Cosí suona un passo contenuto in uno dei magnifici racconti di questo libro che Viet Thanh Nguyen ha voluto dedicare ai «rifugiati sparsi in tutto il mondo». È laffermazione di una giovane vietnamita, la cui infanzia, in fuga dagli orrori della guerra, è stata segnata dalla drammatica esperienza di un barcone alla deriva e dalla morte del fratello ragazzino. A un certo punto della sua adolescenza negli Stati Uniti, la donna si imbatte nellesperienza propria di ogni rifugiato: scoprire di non possedere niente, se non le storie, raccontate dai genitori o serbate nel proprio personale ricordo, che mostrano limpossibilità di voltare le spalle al passato, alle persone e alle cose del vecchio mondo perduto. Come «indumenti abbandonati dai fantasmi», esse riaffiorano inevitabilmente. Limpossibilità delloblio che, come un macigno, pesa sulla necessaria ricerca di nuove identità ed appartenenze attraversa da cima a fondo tutte le storie narrate in questo libro. Dal giovane Liem che non riesce piú a riconoscere sé stesso nellistante in cui apprende davvero che cosa significa a San Francisco dire di due maschi che sono una coppia «in senso romantico»; alla proprietaria del New Saigon Market che nella sua bottega, uno dei pochi posti a San Jose dove i vietnamiti possono acquistare il riso al gelsomino e lanice stellato, vede riapparire i fantasmi della guerra nella persona della signora Hoa, ossessionata dallidea della vendetta nei confronti dei comunisti che le hanno ucciso il figlio; a James Carver, nero cresciuto in Alabama, che a Quàng Tr_, in Vietnam, scopre di aver generato una figlia fuori posto in «un mondo deciso ad assegnare a ciascuno il posto che gli spetta», linquieta ricerca di una nuova identità da parte di uomini con «due facce e due menti diverse», già oggetto delle pagine de Il simpatizzante, riemerge con chiarezza in questopera. «Libro importante di un grande scrittore con una conoscenza diretta del dramma dei diritti umani esploso sulla scena internazionale» (Washington Post), I rifugiati, accolto al suo apparire negli Stati Uniti da un grande successo di pubblico e di critica, costituisce una splendida conferma del talento di Viet Thanh Nguyen nel descrivere la complessa esistenza del «popolo nuovo» sorto dalle grandi migrazioni in atto nel mondo contemporaneo. «Storie degne di ammirazione non soltanto perché capaci di descrivere il trauma della migrazione forzata, ma anche perché affrontano i grandi temi dellidentità, della complessità dellamore e della sessualità, del disagio di vivere Nguyen scrive con una poesia unica». Financial Times Storie di persone in bilico tra una patria devasta e un ricco paese d'adozione... Un libro bello e straziante Joyce Carol Oates, New Yorker