Nel blu tra il cielo e il mare

Nel blu tra il cielo e il mare

“Di tutte le cose che scomparvero a Gaza, gli ovetti Kinder furono quella che mi mancò di più” Prima di entrare definitivamente nel blu, lo spazio-tempo degli spiriti, un bambino di dieci anni, Khaled, racconta la sua vita e quella delle donne della sua famiglia. Una storia che ha inizio settant’anni prima, a Beit Daras, in Palestina. Lì vivono Umm Mamduh con le figlie Nazmiyeh e Mariam e il figlio Mamduh. Umm Mamduh è temuta perché comunica con il mondo degli spiriti. Poi il disastro: nel 1948, l’anno della Nakba, la famiglia è costretta dai bombardamenti israeliani a lasciare il paesino, Mariam viene uccisa, Nazmiyeh stuprata e Mamduh ferito gravemente a una gamba. Umm Mamduh scatena il ginn Sulayman contro gli invasori, uccidendone molti prima di soccombere a sua volta. Per i sopravvissuti comincia la dura vita da profughi: Mamduh si trasferisce con la moglie negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Ha un figlio che morirà giovane, dopo aver rinnegato le sue origini arabe, e che gli lascerà un’amatissima nipotina, Nur. Nazmiyeh scopre di essere incinta e sa che il figlio è frutto dello stupro, ma con il sostegno del marito decide di tenerlo. Nascerà Mazen, che diventerà un leader della lotta palestinese. Susan Abulhawa ci incanta con una saga familiare che emoziona e rapisce, perché ha la capacità di donare ai grandi avvenimenti della storia visi, storie, sentimenti, sorrisi e dolori.
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