Ultimo giro al Guapa
Nella drammatica vicenda umana del giovane Rasa l’omosessualità, repressa dai regimi dittatoriali e dai fondamentalisti islamici, diventa una chiave di lettura obbligata del mondo, un punto di vista privilegiato per smascherarne le ipocrisie e le contraddizioni. Il Guapa, il luogo di ritrovo dei deviati e degli esclusi, diventa il cuore stesso della città di Rasa, il simbolo della strada e della sua ribellione. Il romanzo che più illumina le dinamiche esistenziali e culturali della Primavera araba. Una capitale mediorientale percorsa dal fremito della Primavera araba. Rasa, un giovane omosessuale non dichiarato che vive con la dispotica nonna paterna Teta, di giorno lavora come interprete e di notte si divide tra il Guapa, un locale underground nel cui seminterrato si radunano clandestinamente i gay e le lesbiche della città, e il suo amante segreto, Taymour, che fa entrare nella propria camera da letto fino al giorno in cui la nonna li scopre. Intanto il suo miglior amico, Maj, star drag queen del Guapa, viene arrestato all’interno di un cinema. I due eventi fanno precipitare la situazione già fragile di Rasa, abbandonato dalla madre quando era bambino, emigrato più tardi in America, dove però non riesce a integrarsi e tornato alla solitudine e alla vergogna della convivenza con la nonna. Rasa s’interroga anche sulla breve, intensa stagione delle proteste di piazza, prima che la repressione del regime e la conseguente estremizzazione degli scontri portassero all’emergere del fondamentalismo islamico. In uno scontro diretto con Ahmed, un leader islamista della protesta, Rasa è costretto al silenzio di fronte all’invettiva di quest’ultimo contro gli omosessuali. Il matrimonio del suo amante Taymour con Leila, una ragazza della buona borghesia, fa esplodere definitivamente il precario equilibrio di Rasa. «Un romanzo che allarga lo sguardo con la delicatezza di una poesia e la brutalità di un apriscatole». Amica