Il lungo sguardo
1950, Londra. Antonia e Conrad Fleming stanno aspettando gli ospiti per la cena di fidanzamento del figlio Julian. Ogni cosa è pronta nella bella villa sulla collina di Hampstead, da cui si gode una magnifica vista sulla città; la casa sta per accogliere, impeccabile, l’élite londinese che celebrerà l’occasione. Eppure la voce e lo sguardo di Antonia sono velati dal disincanto e dalla sensazione, quasi una certezza, che le cose, in fondo, sarebbero potute andare in modo diverso. Così si schiude il racconto del matrimonio ventennale dei Fleming, una vicenda che solca l’esistenza di marito e moglie dal presente fino al loro primo incontro, in un percorso a ritroso che ci porta a conoscere i due in giovane età, quando Antonia era la splendida adolescente che si faceva chiamare Toni. Il lungo sguardo non è una semplice storia d’amore, né il sogno romantico di una donna matura che si sente d’un tratto sola, ma è, più onestamente, la storia di una coppia. Dura e vera come solo una vita intera sa essere. E soprattutto è la storia di una donna, bellissima e inquieta, coraggiosa e perduta, e della sua forza nel mettere a nudo ogni controversia privata senza pudori. Elizabeth Jane Howard scrisse quindici romanzi di successo, ebbe una vita privata disastrosa, sebbene carica di fascino, ed è stata ricordata a lungo più per la sua incredibile bellezza che per la sua opera. Una scrittrice cui viene finalmente riconosciuto il talento di grande artista, una delle voci più significative del Novecento inglese, che rivendica la propria sensibilità femminile senza compromessi, liberata dal conformismo di un’epoca e di uno status sociale. «Un romanzo indimenticabile». Silvia Pingitore, «il venerdì di Repubblica» «Una splendida fotografia della borghesia inglese nell’immediato secondo dopoguerra, delle sue illusorie certezze e delle sue feroci convenzioni». Paolo Bertinetti, «TTL – La Stampa» «Possiede la rara dote dell’eleganza della verità». Livia Manera, «La Lettura – Corriere della Sera» «La voce potente e sicura di chi conosce molto bene la letteratura e le sue conseguenze». Elena Stancanelli, «D di Repubblica» «Con distacco glaciale, esattezza botanica e acuminata capacità di penetrazione psicologica, Howard racconta i cambiamenti della società e di una persona nel tempo» Melania Mazzucco, «la Repubblica»