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Avevo bisogno (dopo l’impresa mastodontica portata a termine ieri e cominciata due mesi fa) di un po’ di poesia, di tenerezza, di una coccola. Avevo bisogno, in altre parole, del poeta del mio cuore: Leopardi. Da mesi - forse addirittura un anno - questo libretto giaceva inerme su uno scaffale della mia libreria, aspettando ansiosamente di venir da me preso, aperto, vissuto. Finalmente l’ho fatto e mi sono coccolata un po’, per poche ore, in compagnia di Giacomo e del suo primissimo amore. Poche pagine, sì, ma il cuore tormentato, innamorato per la prima volta, viene perfettamente delineato, facendo nascere nel lettore la medesima speranza, la medesima afflizione, il medesimo turbamento. Giacomo diciannovenne si apre con la semplicità di un adolescente, con l’ingenuità di un bambino, con la profondità di un uomo e con la saggezza di un anziano. Questa è voluta essere una piccola pausa tra letture più lunghe e impegnative, una fermata in autogrill a bere un caffè prima di riprendere il viaggio verso mete sconosciute.