
Suite francese
Reviews

«Ha mai sentito parlare, signora, di quei cicloni che infuriano nei mari del Sud? Se ho ben capito quello che ho letto, formano una specie di cerchio costellato di tempeste lungo i bordi ma con un centro immobile, tanto che un uccello o una farfalla che si trovassero nel cuore dell'uragano non ne soffrirebbero affatto, le loro ali non ne riporterebbero il minimo danno, mentre tutt'intorno si scatenerebbero le peggiori devastazioni. Guardi questa casa! Guardi noi stessi mentre gustiamo vino di Frontignan e biscottini e pensi a quello che sta succedendo nel mondo!» Ho letto questo libro per la prima volta durante il lockdown dovuto al coronavirus. Non mi piace il modo in cui in questi mesi la nostra situazione è stata paragonata a quella delle guerre mondiali, non è così, non sono esperienze paragonabili. Ma leggendo alcuni passaggi di questo romanzo ho sentito delle risonanze. Quello che Irène Nèmirovsky dichiara di voler fare è rendere eterna l'esperienza della guerra scrivendo cose che «possano interessare la gente nel 1952 o nel 2052» e per quanto mi riguarda ci è riuscita pienamente. Il fatto che quest'opera sia incompiuta è una perdita incredibile ma questo non ha fatto altro che stupirmi ulteriormente: quanta forza e bellezza in qualcosa che non era stato pensato dovesse finire così! L'appendice e lettere messe alla fine del romanzo sono un vero colpo al cuore ma a loro modo completano il progetto della scrittrice che aveva uno di quei talenti che è impossibile non vedere.




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